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28 | giuseppe sordini |
l’anno duo centum et milia, è inserita a carte 109 v. e seg., una narrazione della vita di S. Giovanni Arcivescovo di Spoleto, e della traslazione delle ossa di lui, dal primitivo sepolcro, alla chiesa di S. Eufemia; traslazione eseguita, come è detto in quell’antica scrittura, regnante secundo piissimo ottone, cioè sul cadere del X secolo e, più esattamente, nel decennio 973-9831.
Quando sia stata compilata questa Vita, in essa non è detto; ma avendo il suo autore dichiarato che la scrisse per commissione delle Monache di S. Eufemia e della loro Badessa Berta, ragione vuole che venisse composta poco dopo detta traslazione, sia per diffonderne la notizia, sia per magnificare le virtù del Santo; in ogni caso, certamente dovette essere scritta non più tardi del 1016, anno in cui il Monastero di S. Eufemia cessò di esistere. Ora, in questa vita, composta almeno mezzo secolo prima del Decreto del Vescovo Andrea, è detto che la Badessa Gunderada trasportò il corpo di S. Giovanni Arcivescovo nella chiesa del Monastero di S. Eufemia, il qual Monastero, aggiunse per maggior chiarezza il buon biografo, sorge presso l’Episcopio di S. Maria, «quod iuxta episcopatum Genitricis Domini nostri situm est». Dunque, anche allora, almeno mezzo secolo prima di Andrea, il Vescovato era presso il Duomo che aveva il titolo di S. Maria e non di S. Primiano, e la ecclesia episcopii ossia la Cattedrale era, anche allora, Santa Maria e non S. Pietro.
Non sfuggì al dotto Bollandista, che pubblicò questa Vita nel Tom. VI degli Acta Sanctorum, lo stridente contrasto che esisteva tra quanto avevano scritto Iacobilli e B. Campello: essere cioè in quel tempo Cattedrale S. Pietro2, e l’enunciazione chiarissima dell’epi-
- ↑ Vedi la mia pubblicazione inserita nel Bollettino della Regia Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, Vol. XII, Fasc. III, N. 34, intitolata: Di un sunto inedito di Storia spoletina scritto nel secolo X. Tale lavoro venne composto molti anni dopo il presente, ma fu stampato prima.
- ↑ Il Bollandista (Acta SS. Tom. VI pag. 31) dice che Jacobilli varia citat instrumenta archivii spoletini, con i quali proverebbe che la Cattedrale di Spoleto era in S. Pietro. A farlo apposta, la Vita di S. Giovanni Arcivescovo narrata da