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Ma, ciò che in questo passo apparisce, a colpo d’occhio, di massima importanza, è l’esplicito ricordo dello Episcopio spoletino (supra Spoletinum Episcopatum), accennato, come già esistente, sotto il terreno concesso e, quindi, tra il muro urbano e la parte posteriore del Duomo. E se la residenza episcopale, l’Episcopio, già prima di Andrea, era dietro il Duomo odierno, come mai potrebbe pensarsi che la Cattedrale fosse a S. Pietro? Nessuno di certo, che abbia lume di ragione vorrà supporlo e tantomeno crederlo1: e se qualcuno pur fosse così cieco, dovrebbe rendersi all’evidenza risultante da quello stesso passo di quello stesso Decreto, là dove il Vescovo Andrea chiama la chiesa di Santa Maria, cioè il Duomo odierno, ecclesia episcopii.

Nel breve tratto di terreno che si stende dal muro di fondo della chiesa fino al muro della città, per confessione dello stesso Andrea, sappiamo, dunque, che sorgeva la residenza episcopale. Avevamo, quindi, ben ragione di accennare, come abbiamo fatto più addietro, che questo spazio il Vescovo non poteva cederlo ai Canonici. E la ragione potentissima sta in ciò, che avrebbe dovuto rinunziare, cedendo quel terreno, alla sua stessa residenza episcopale, o per lo meno avrebbela incarcerata in guisa tra il muro della cinta urbana, la parte posteriore della chiesa e i terreni assegnati ai Canonici, da non aver più libero il transito alla sua ordinaria abitazione, se non per la proprietà di questi. Nè è inutile aggiungere che mentre, dal lato di levante, il limite nord del terreno ceduto è il muro della città, dal lato di ponente non è affatto nominato il muro suddetto, ed al suo posto apparisce, invece, la tribuna di S. Primiano: e ciò, mentre la primitiva cinta urbana correva, anche allora, parallela alla parte posteriore della chiesa. È chiaro, dunque,


    muro della Rocca, e dalla Piazza Campello alle mura urbane, venne acquistata dal Governo Pontificio, il quale la tolse ai Canonici per costruirvi il Carcere Politico di cui vennero gettate le sole fondamenta nel 1860. Caduto il Governo Pontificio, e smessa l’idea del nuovo Carcere, quel terreno passò per acquisto ai Conti Arroni, i quali non molti anni dopo lo rivendettero ai signori Luparini.

  1. Vedi anche, a questo proposito, nella Rassegna d’Arte di Milano, 1906, A. VI, n. 3: G. Sordini, Di alcuni monumenti spoletini.