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reva non potesse mai pretendere. Accenniamo alla dignità di Cattedrale, che la chiesa di Santa Maria aveva già prima che il Vescovo Andrea emanasse il suo Decreto. E in questo Decreto abbiamo anche di ciò la prova chiarissima, benchè, fino ad ora, pur essa inavvertita.

Continuando Andrea a descrivere le terre, attorno alla chiesa, assegnate ai Canonici, esso dice: «Insuper concedimus ecc. ipsam terram et vineam in pjaja1 montis S. Eliae2 supra Spoletinum episcopatum, quae est posita a lateribus eius; a primo lato secus murum ipsius ecclesiae Sanctae Mariae; ab alio muro Civitatis, a capite ecclesia S. Eliae3 ab alio capite revertente de ipso mon-


  1. Dal Bracceschi al Fontana, invece che in pjaja, come chiaramente dice, avevano letto tutti in platea. E tale erronea lettura, doveva imbrogliare non poco una qualsiasi determinazione topografica.
  2. Il monte S. Elia è il poggio attorno al quale venne edificata la città di Spoleto. Non è per nulla improbabile che siasi così chiamato da un antichissimo tempio dedicato al Sole (elios), sorto sulla sua sommità, come congettura il Sansi (Degli Edifici ecc. pag. 206). E di un tempio del Sole, esistente in Spoleto nell’epoca romana, abbiamo sicura memoria in Plinio Lib. XI, 37, — in Svetonio (Augusto), in Giulio Ossequente. Nè doveva trattarsi di un santuario di poca importanza, se il furbo Ottaviano lo scelse per farsi predire le sorti dell’impero. Il tempio del Sole gli scrittori spoletini lo hanno fatto sorgere più qua e più là senza ragione: l’unica congettura ragionevole che possa farsi è che la chiesa medioevale di S. Elia, mutati i tempi e i Santi, abbia occupato quel luogo. Del resto, che quel luogo fosse in grande venerazione al tempo pagano, può anche esserne indizio la esistenza, su quella costa, di numerose chiese molto antiche. Il Decreto del Vescovo Andrea ne nomina quattro: S. Maria, S. Primiano, S. Elia, S. Angelo; di una quinta consacrata alla Trinità, dereto a S. Maria Magiure, abbiamo notizia da Parruccio Zampolini (pag. 118). Ad esse vanno aggiunte S. Eufemia dell’Arcivescovato, S. Donato presso la Piazza del Mercato, S. Marco presso le mura e in fine la chiesa della quale occupò poi il luogo quella monumentale di S. Simone. E, forse ve ne furono anche altre!
  3. Andrea scrisse: a capite, ecclesia S. Eliae: da capo la chiesa di S. Elia. Da queste parole chiaramente si scorge che la chiesa di S. Elia occupava sulla sommità del poggio, una parte dell’area in cui fu edificata, dopo altri tre secoli, per opera del Cardinale Albornoz, la celebre Rocca di Spoleto. Dove precisamente sorgesse questa antica chiesa non è noto. In una pianta non antica del Duomo di Spoleto e delle sue adiacenze, esistente nel Palazzo Arcivescovile di quella città, pianta che ha servito di base al nostro schizzo, quasi a ridosso della cinta della