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e dal Ferrari, Catal. Sanct., che le trasse dagli stessi monumenti. Jacobilli, Vita de’ Santi e Beati dell’Umbria, tom. 2., pag. 197 (Foligno, Alterii, 1656), ripetendo su per giù le stesse cose, aggiunge la citazione di un’antica Vita manoscritta esistente nell’Archivio della Cattedrale di Ancona1.

Queste antiche Vite manoscritte, però, da secoli non esistono più nè in Ancona, nè a Spoleto. A Spoleto, secondo il Campello, che allega la testimonianza personale, indiscutibile, del Ferrari e del Leoncilli, la vita di S. Primiano avrebbe dovuto trovarsi nei Lezionari del Duomo2; ma noi ve l’abbiamo cercata invano. In Anco-


    de Seraphinis | MDCLVI. Quando, pochi anni or sono, si estinse in Spoleto il ramo dei Leoncilli che possedeva questo manoscritto, l’Accademia Spoletina ebbe cura di acquistarlo dagli eredi.
    Dove trovisi l’originale del Leoncilli non sappiamo. Il Serafini nel libretto: Elogia de Sanctis Ecclesiae spoletinae (M. S. presso di me) dice, a pag. 39, che a tempo suo il prezioso manoscritto del Leoncilli velut thesaurus custoditur apud Reverendissimum D. Fredericum eius germanum spoletinae Cathedralis Priorem ac totius Cleri spoletini parentem optimum; cuius humanitate saepius in his nostris eo MS. uti licuit. Questo Federico Leoncilli, fratello di Giacomo Filippo e Priore del Duomo di Spoleto, regalò, come è detto nel C. I. L. Vol. XI, pag. 700, una copia della Historia spoletina ecc. al Cardinale Francesco Barberini (Barberin. XXXIV, 29). Nell’anno 1890, questa copia fu esaminata dal Bormann, che non vi ravvisò l’originale. Probabilmente è anch’essa, una delle tante copie eseguite di mano del Serafini.
    Il Serafini fu un colto Parroco spoletino, fiorito nella prima metà del XVII secolo. Scrisse varie opere rimaste inedite; e, trascrittore infaticabile e valente, eseguì quasi tutte le copie che ci sono rimaste delle antiche memorie spoletine, tantochè devesi a lui, in grandissima parte, la conservazione di un materiale veramente prezioso.

  1. Le citazioni di Jacobilli, del resto, sono assai spesso, tanto vaghe e quasi sempre di seconda mano, da non meritare soverchia considerazione.
  2. Sono tre grossi volumi membranacei, scritti nel XII secolo, e provenienti da due antiche Abbazie benedettine dell’Archidiocesi di Spoleto. Si conservano nell’Archivio Capitolare del Duomo di quella città, dove li fece collocare il Vescovo Sanvitale al chiudersi del XVI secolo. La storia di questi preziosissimi volumi si può leggere nel mio lavoro intitolato: Di un sunto inedito di storia spoletina scritto nel secolo X, pubblicato nel Bollettino della R. Deputazione di Storia Patria per l’Umbria. Vol. XII, Fasc. III, N. 34.