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della sua natural derivaziane, e piegarsi anche esso ai significati che si diedero alla voce madre.
Dalle surriferite osservazioni si appalesano le differenze relative dei tre vocaboli, e però lasciando del loro significato naturale nel quale esse differenze sono palpabili, diremo che al figurato lascivo è meno di lussurioso, appunto come l’apparenza d’una cosa è minor della cosa istessa, poichè lascivia è scala, insegna, mostra di lussuria, ma non lussuria: andamento lascivo, canto lascivo, pagine lascive, danza, moti, atteggiamenti lascivi non potrebbero chiamarsi lussuriosi, quando bene lussurioso potesse dirsi d’altro che di persona. Con bella finezza d’espressione toccò il Firenzuola la proprietà del vocabolo lascivo nel passo seguente:
» Diciamo la tale è vaghetta, quando parliamo d’una che ha un certo lascivetto, e un certo ghiotto colla onestà mescolato.» Ove si vede, che attenuando il significato della voce con un semplice diminutivo riuscì a congiungerlo coll’onestà, il che non avrebbe potuto far mai di lussurioso. Sardanapalo fu lussurioso, non così Cesare, benchè avesse del lascivo.
Resta a dirsi di lubrico che preso figuratamente è pur sempre cosa non affatto viziosa,