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Dopo queste antorità parmi inutile il dichiarare più ampiamente la diversità dei vocaboli; ognun vede che si può desiderare con maggiore o minor appetito, che non si brama senza ingordigia, nè si agogna senza grave passione d’animo, e finalmente che anelando ad una cosa si congiunge l’atto alla desiderativa.
Parmi questo il luogo opportuno di parlare d’una differenza accidentale che s’incontra spesso ne’ nostri vocaboli della stessa natura, come desiderio, desire e desio; principe e prence; anima ed alma, e simili. Questa differenza di forma indica due periodi di tempo diversi nei progressi della nostra lingua, l’una di pura reminiscenza del latino, il quale rimase nelle intatte sue forme di desiderio, principe, anima e tanti altri ablativi dei nomi latini; l’altro d’imitazione della lingua, o per dir meglio, della poesia provenzale. La natura dei provenzali gli costrinse a fare da desiderium, desir; da princeps, prinze; da anima, alme, e queste parole adoperate dai loro poeti, che prima dei nostri tenevano il campo, s'introdussero nella poesia italiana per comodo non solo, ma per condirla di bella varietà, epperò esse accrebbero di tanto il nostro frasario poetico. La radice