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il pericolo presente, e discorre tranquillo le vie più acconce a superarlo.
Non lascierò di notare un capriccio della nostra lingua, che giova a confermare l’affinità indicata più sopra della bravura colla ferocia. La voce bravo riferita a uomo s’adopera come addiettivo, e come sustantivo; nella prima maniera val forte della persona, nella seconda corrisponde a sicario, sgherro: e però dicendo che un generale era attorniato da’ suoi bravi soldati, intendiamo d’un Cesare in mezzo al fiore delle sue truppe, ma se dirai ch’egli comparve circondato da’ suoi bravi, ne fai un tiranno, al quale tien dietro una funesta comitiva di feroci esecutori delle sue sanguinarie volontà.
La bravura, quanto a uomo, è tutta militare, ed è propria d’ogni guerriero; il coraggio non s’annovera solamente fra le virtù militari, ma eziandio fra le cittadine. Cicerone non aveva bravura, ma la romana repubblica andò debitrice al coraggio di lui d’essere stata salva dall’eccidio macchinato da Catilina: la magnanima opposizione di Farinata degli Uberti alla furibonda vendetta che parte ghibellina voleva trarre di Firenze; la risposta veracemente italiana di Piero Capponi a Carlo viii, sono atti