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alcuni rozzi scrittori di quel tempo, e trovò grazia appresso F. Guittone, che benignamente lo accolse, e lo adoperò1, ma la nazione lo rifiutò, e negò di dargli cittadinanza. Tornò dopo due secoli lo stesso vocabolo a mostrarsi sotto veste militare, ed accompagnato da banditori assai più terribili, che fra Guittone non era; l’Italia venne a patti, e lo ammise nel corpo della lingua a questa condizione, ch’e’ non uscisse mai dalle sue soldatesche costumanze. Quindi la voce sortire fu da noi presa nel significato del lat. erumpere, e diciamo sortita a quell’improvviso assalto dato dalla gente assediata al nemico assediante per discacciarlo, o per disfare i lavori dell’oppugnazione; sortita chiamasi pure quella porta segreta, che si fa nelle fortificazioni d’una piazza per dar luogo alle sortite delle truppe; sortire alla campagna vale uscir fuori coll’esercito a guerreggiare, a combattere; e finalmente sortire senza più, è balzar fuori dalle mura d’una città assediata per dar addosso alle truppe che ti assediano. Bastino i seguenti esempj:


  1. *Vocab. della Crusca alla voce sortito.