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dell’immortale Alfieri. Chi non ricorda la terribil scena, nella quale Oreste e Pilade compajono sconosciuti al cospetto d’Egisto che gli interroga, e di Clitennestra, che pende con vario affetto dal loro labbro? Quivi Oreste vien tratto con impareggiabil maestria a dar alcun terribil lampo del vero esser suo; Pilade tenta ancor di salvarlo col dargli il proprio nome, e dirlo l’amico d'Oreste: allora Clitennestra gli si rivolge con materna tenerezza, e credendolo Pilade gli dice:
» .......Oh! vieni; dimmi,
» Novel mio figlio.......»
e qui novello sta per secondo; ma con ben altra forza le rimanda indi a poco Oreste questa stessa parola, quando la vede non abbastanza certa della veracità della morte del figliuolo, scagliandole questo mortal rimprovero:
» Tremi tu già, che il figlio tuo riviva,
» Novella madre?»
cioè, tremi tu di ritornar madre, di esser madre una seconda volta?
Ogni dichiarazione sarebbe inutile per chi non sente la proprictà della voce novello in questi due passi, e la sua differenza da nuovo.
Di qui apprenderanno i giovani amanti delle