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La Toscana restitiiita a Ferdinando III | 85 |
La sera vennero incendiati diversi fuochi sulla torre di Palazzo Vecchio, e si aprirono i teatri al pubblico, che al solito si ebbe « il passo gratis » e non vi fu un posto vuoto! ]
Ma la cosa più imponente fu l' illuminazione della città, fatta, benché fosse la terza sera, con una grandiosità « non mai usata. » Il Ghetto « della Nazione ebrea » si distinse sopra a tutti; e un immenso popolo «iva girando per le contrade, echeggiando l'aere con gli evviva Ferdinando e i principi coalizzati».
Il passeggio del popolo durò quasi tutta la notte; e così terminò « un sì fausto giorno, tanto desiderato, e che avrà epoca nei fasti della Toscana. » Il seguente dì 2 maggio fu cantato, tanto per mutare, un altro Te Deum, con relativo sparo d' artiglierie dalle due fortezze.
La sera il principe Rospigliosi diede pranzo a tutte le autorità, le quali avevan voltato bandiera daccapo, nella sua abitazione, alla Locanda della Nuova Yorck, allora in Via de' Cerretani, tra Via della Forca e Via de' Conti.
Nel Salone dei Cinquecento il giorno alle quattro erano state estratte cento doti di dieci scudi l'una a cento povere zittelle, che se prendevano marito con quella dote sola, potevan dire di diventare cento povere mogli.
Fra tutte le feste fatte per insediamenti di nuovi principi, o di restituzione dello scettro ai vecchi, il Te Deum era quello più in voga. Tanto è vero, che la mattina alle dieci del dì 6 di maggio, ne fu cantato un altro in Duomo, per solennizzare il giorno natalizio di Ferdinando III; ed al cominciare di esso, furono tirate le solite cannonate dalle fortezze.
Dopo il Te Deum, per solennizzare sempre più quel faustissimo giorno, il principe Rospigliosi, nel Palazzo della Crocetta in Via della Colonna, fece prestare da tutte le autorità il giuramento di fedeltà all' antico sovrano.
Tutti eran contenti e non c'era da dubitar di nulla; ma a scanso di casi, e con la parvenza di render più solenne la cerimonia, nel palazzo della Crocetta furon mandate diverse