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76 | Firenze vecchia |
reggia lucchese un pomposo proclama al buon popolo cioè il toscano, che ora diventava suo - dicendo che l’altissimo ed augustissimo di lei fratello «col suo vasto genio, le aveva affidata la dolce cura» di accogliere i voti della Toscana.
Come se qualcuno avesse cercato proprio lei! Ma oramai la Toscana era di tutti e di nessuno; se la passavano da uno a un altro, come se i cittadini non ci fossero stati nemmeno.
«Noi saremo» diceva il proclama con frase un po’ arrischiata per una Granduchessa nuova «accessibile agli uomini di tutte le classi:» e prometteva che avrebbe soprattutto protetti e favoriti i ministri del culto. Non c’è da dire se i preti ne gongolassero di gioia. Tutti i vescovi ed arcivescovi mandaron subito pastorali ai loro diocesani, perchè pregassero Dio affinchè si degnasse di accogliere i ringraziamenti dei sudditi della signora Baciocchi, per avergliela data per Granduchessa. E di nuovo si cantò il Te Deum in tutte le cattedrali anche per questa nuova sovrana: e Dio, che da quei benedetti sudditi si vedeva ringraziar sempre ogni volta che cambiavan padrone, lasciava fare. Contenti loro, contenti tutti.
Il male era che dopo il Te Deum di ringraziamento, cominciavano i malcontenti, se non degli uni, certo degli altri, con vicendevole scambio.
Sotto la signora Baciocchi, la Toscana non fu altro che una grande Prefettura francese. Ed il buon popolo toscano cominciava ad averne piene le tasche, di tutto quell’andare e venire di sovrani che gli piovevan dal cielo quando meno se r aspettava, e che non aveva mai visti né conosciuti. A crescer poi questo malcontento, contribuì assai un’altra leva anticipata d’un anno, per mandare nuove reclute in Russia a farsi ammazzare per il bel viso dell’«altissimo e augustissimo» fratello della signora Baciocchi truccata da Granduchessa: il quale, col suo vasto genio dissanguava la Toscana, ne portava via i tesori d’arte, e sostituiva i vuoti del suo eser-