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Nuovi proclami e sempre nuovi governi 55

del regno d'Etruria, come la Toscana, con appellativo da Museo, si era voluto dal dittatore di Francia che fosse chiamata.

Dagli etruschi veri ai toscani d'allora, ci correva poco, ma tutt'insieme!...

Così entrò Lodovico di Borbone in Firenze, dove non c'era mai stato e dove veniva da re, insieme con la moglie ed il bambino, Carlo Lodovico.

La sera vi furono le solite illuminazioni, il consueto giubbilo, la solita gioia spontanea imposta con le notificazioni delle autorità che eccitavano il pubblico sentimento a forza di editti e di paroloni.

Gli uomini di cui si circondò Lodovico di Borbone, lo consigliarono a porre in oblio tutte le divergenze dei partiti e ad esortare i sudditi alla concordia e a quella benevolenza di cui egli per il primo dava l'esempio.

Ma coloro che secondo le promesse del Murat, si aspettavano dal sire spagnuolo il risarcimento delle piaghe della passata guerra, stavan freschi: perchè il nuovo sovrano venne ben presto a noia a causa delle « imperiosità e delle dissipa- zioni della corte » che finivan di rovinare lo stato: ed anche perchè essa riceveva gli ordini dalla Francia, ciò che valse a riaccendere nel popolo il desiderio di riavere Ferdinando III. Almeno si sapeva dove si cascava !

Ma di ciò non si preoccupava Napoleone, il quale tempestava di lettere il governo etrusco e d'ordini il residente francese a Firenze, per avere come senseria del trono d'Etruria, altri oggetti preziosi delle nostre Gallerie. La sua fissazione più tenace era la Venere de' Medici, poiché voleva effettuare un suo antico progetto di rapina velato dalle parvenze di capriccio artistico.

Nel 1796 la celebre statua dell'Apollo di Belvedere fu portata per ordine del liberatore d'Italia, Napoleone, da Roma a Parigi come trofeo di guerra ; e siccome egli soleva dire' che aveva in mente di fare un matrimonio tra l'Apollo e la Venere de' Medici, così il senatore Mozzi, ministro degli esteri, con-