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Nuovi proclami e sempre nuovi governi |
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tempo. Finalmente il 12 agosto arrivarono a Firenze, capitale
d’un regno, che non si sarebbero mai sognati.
In questo frattempo il generale Murat, comandante delle
truppe francesi in Firenze, emanò un proclama per annunziare
ai toscani la gran fortuna che stava per piombare loro
addosso, con l’arrivo del nuovo re. E anche questo proclama
conteneva, per i veri ben pensanti che sapevan leggere tra
le righe, la solita beffarda canzonatura. Bastano infatti le
prime parole: «Toscani! Voi siete distinti tra i popoli per
il vostro attaccamento alla Monarchia: un Re vi annunzia
che egli viene a prendere le redini dello Stato.»
Finché al governo francese piaceva di occupare la Toscana
per conto proprio, allora lodava i toscani perchè eran
repubblicani anche se eran codini; e dovevano esser repubblicani
per forza: quando poi gli piaceva di mandare un
re, come voleva lui, allora li lodava perchè attaccati alla monarchia;
quasi che i buoni e pacifici toscani, non potessero
nemmen mangiare, se a Palazzo Pitti non e’ era a sedere un re.
Il proclama di Murat continuando nella canzonatura, dice
che la venerazione dei toscani per le istituzioni e per la memoria
dei principi, che inalzarono il paese al più alto grado
di splendore {gli antichi tempi della repubblica il generale
francese non li rammentava più) avrebbero spinto il re Lodovico
a continuare nell’opera della loro saviezza, ed il suo
avvenimento al trono presagiva tutti i successi gloriosi del
regno dei Medici, dai quali caviliosamente si voleva far discendere!
Ce n’erano ancora però, delle belle parole nel proclama
di Murat, e che ai liberali parvero tante staffilate. Di fatto,
aveva la disinvoltura di dire che egli si era sforzato di far
godere i benefizi della pace, e che erano state rispettate le
proprietà e le persone, e che i toscani non avevano sopportato
che le pure spese per il mantenimento dell’armata, dimostrando
a lui un vero attaccamento, ciò che formava la
sua soddisfazione. «Il nuovo re terminerà di cicatrizzare le
piaghe della guerra.»