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III
Nuovi proclami e sempre nuovi governi
Appena gli ultimi soldati francesi ebbero lasciato in fretta e furia Firenze, fu affisso un avviso senza data - ciò dimostra che era stato pronto da un pezzo - del commissario Reinhard col quale rammentava ai fiorentini ch’erano «sottomessi al governo francese dal diritto della guerra; e che se era stata rispettata la loro religione, le proprietà e le persone, lo dovevano soltanto alla loro pacifica sommissione e alla generosità francese, che non s’era obliata un istante.» E dovevasi altresì «alla saviezza, alla purità e alla bontà dei Toscani» se era stato conservato il loro paese, cioè se non era stato distrutto erigendovi una piramide sulle sue rovine, come avevano minacciato di fare ad Arezzo e a Cortona.
Per essere amici, non potevano parlar meglio davvero!
Nello stesso tempo, fu affissa l’ultima e «furibonda» ordinanza del su nominato Reinard, il quale, alludendo ai fatti d’Arezzo, diceva che «una ribellione provocata e feroce aveva