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396 | Firenze vecchia |
Il Cacialli non potè frenare il riso; ed il Granduca voltandosi domandò:
— Che cosa e’ è? —
L’architetto, trovandosi un po’ imbrogliato, cercò di levarsela rispondendo:
— Niente, Altezza! ridevo d’una cosa che mi ha detto qui il Baccani.
— Ditemela, ditemela....
— Ma....
— Voglio saperla!
— Il Cacialli gliel’ebbe a dire. E anche Ferdinando, mettendosi a ridere, disse:
— E giusta, è giusta, bisogna farlo davvero! —
Quanta bontà d’animo e quanto spirito in Ferdinando III! Se la lapide non fu più fatta per il Cinci, fu fatta per ricordare l’avvenimento della demolizione dell’arco di Santa Trinità; e l’incarico fu dato al «Padre Mauro Bernardini, professore d’eloquenza nelle Scuole pie.» Il Magistrato deliberò «di impetrare l’opportuno assenso di S.A.I. e R. per la collocazione della lapide al posto indicato;» e quindi «considerando che detto P. Mauro Bernardini meritava un premio per detta latina elegante iscrizione,» stanziò a favore del medesimo la somma di sei zecchini, ossia di sessantasette lire e venti delle nostre, «in contrassegno del gradimento incontrato dalla detta iscrizione.»
Con quest’opera si rese davvero più bella la passeggiata del Lungarno, che allora si limitava soltanto fino al Ponte alla Carraia, dov’è ora il terrazzino con la statua di Goldoni. Cotesto punto si chiamava i trapani, perchè sotto le finestre terrene del fianco dello stabile che oggi traverserebbe il Lungarno e che si univa al ponte, avendo la facciata in Borgognissanti, vi era scolpito un trapano.
Le case di Borgognissanti, dalla parte dell’Arno, fino alla piazza, avevano tutte il giardino dal quale si scendeva nel fiume. Una di queste era la Locanda d’Italia dove alloggiò la bellissima imperatrice Olga di Russia, eletta anima d’ar-