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388 Firenze vecchia


il 6 maggio 1821, il Comune offrì «nelle Stanze dette del Buon Umore,» annesse all’Accademia delle Belle arti, una festa in onore dei Sovrani la sera del dì 8 maggio.

Il Granduca, incontrandosi a quella festa col principe Cammillo Borghese, che aveva stabilito la sua dimora a Firenze, gli disse:

— Principe, dovreste darla anche voi una festa. —

Don Cammillo, che allora abitava nel palazzo Salviati in Via del Palagio, rispose:

— Lo farei volentieri se avessi un locale degno di ricevere Vostra Altezza.

— Ma voi lo potete fare se volete — soggiunse quasi scherzando Ferdinando III.

— Ed io lo farò, se l’Altezza Vostra si compiacerà di venire ad inaugurarlo.

— Sta bene, per il futuro carnevale. —

Don Cammillo Borghese, messo così all’impegno, mandò a chiamare il suo architetto Gaetano Baccani, giovane allora di ventinove anni, che aveva già reputazione di artista valente e di grande ingegno, acquistatasi anche di recente con la costruzione del torrino nel giardino Torrigiani in Via dei Serragli, da lui eseguito in quello stesso anno.

— Ho promesso al Granduca di dare una festa in suo onore nel carnevale di quest’altr’anno — gli disse senza tanti preamboli il principe Borghese — ma non essendovi qui (cioè nel palazzo Salviati) locale adattato, ho pensato di fabbricare un palazzo. Perciò fai subito un progetto, perchè per la metà di gennaio dell’anno prossimo voglio che sia terminato. —

Il Baccani fece osservare al Principe che il tempo era molto ristretto, e che vedeva la cosa piuttosto difficile; ma Don Cammillo, uomo che non conosceva difficoltà, disse all’architetto, che se vedeva di non poter riuscire lo dicesse pure; perchè egli voleva il palazzo, né avrebbe guardato a spese di sorta, non volendo scomparire col Granduca.

Il Baccani, dispiacente di perdere un’occasione così bella per farsi distinguere, tanto più che quello sarebbe stato il suo