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386 Firenze vecchia

derando che sarebbe stato «un gran guadagno per la pubblica morale il togliere l’inconveniente» che in tutte le piazze e strade si facesse.... quello che pur troppo si faceva, incaricò il signor Gonfaloniere di domandare al Governo l’autorizzazione di destinare dei locali adattati, all’uso che.... si capisce, incaricando l’ingegnere della Comunità di proporre frattanto i luoghi ove collocare i recipienti per.... diciamo così, gli abusi minori. E la Comunità, per dire il vero, non- lesinava troppo sulle spese per raggiunger lo scopo di tenere la città più pulita che si poteva. Ma gli impresari di tutti i tempi e di tutti i generi, quando si tratta di aver l’accollo promettono e sottoscrivono ogni cosa: ma rammentandosi il vecchio dettato che «promettere e mantenere è da paurosi» fanno di tutto per non passare per tali.

Il Comune dunque, oltre al pagare una discreta somma per il servizio della spazzatura e nettezza della città, provvedeva a sue spese i trentasei inservienti - o spazzini come si dice oggi - di un «mantelletto d’incerato con cappuccio» per ciascuno, onde ripararsi in tempo di pioggia, spendendo per tutti dugentosedici lire e quattordici soldi, ossia cinque lire e sei centesimi delle nostre, ognuno.

La spalatura della neve nelle strade e nelle piazze si faceva a cura del magazziniere del Comune, il quale spendeva anche quasi seimila lire in un anno; e perfino settantotto lire precise pure ogni anno, per bruciare nell’estate le farfalle «nell’alveo» dell’Arno; operazione eseguita a cura dell’appaltatore della pulizia o nettezza pubblica.

Inoltre spendeva la Comunità trecentosei lire, sei soldi e otto ogni anno «per la solita annaffiatura dal Ponte alla Carraia fino alla Porta al Prato nella stagione estiva,» comprese lire ventotto per il fitto di tre mesi di una rimessa in Via Gora per riporvi le botti.

Fra gl’incomodi più lamentati dai cittadini vi era quello delle acque dei tetti, le quali non essendo incanalate, quando pioveva, da un grosso tubo posto negli angoli del fabbricato, l’acqua veniva a scialo giù nella strada, addosso alla gente.