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10 Firenze vecchia

nato da Mantova del generale Scherer capo dell’armata d’Italia il 1° germinale (22 marzo) col quale egli deplorando che il Granduca non avesse prese le misure opportune per tempo onde liberare la Toscana dalla invasione dei nemici di essa, la Repubblica aveva stabilito di farla invadere dagli amici! Il proclama chiudeva con queste parole: «Popolo della Toscana! conservati pacifico, riposa con fiducia sulle disposizioni che saranno prese per farti godere della tranquillità e dei benefizi di un governo giusto.»

Da Bologna il giorno successivo venne un altro proclama del generale Gaultier, destinato ad occupar la Toscana, il quale assicurava i cittadini che le truppe che egli conduceva non venivano altro che per preservar la loro cara patria «da tutti i mali che le si volevano attirare.» Ed aveva anche il fresco cuore di dire: «Voi fremerete di sdegno quando saprete che i nemici della Francia volevano inondare le vostre città!» Che è quanto dire che i toscani dovevan ballare dalla contentezza, perchè, invece di tedeschi venivano dei francesi. Quando si tratta di stranieri che valgano come amici, è una finzione ed una stoltezza il crederlo!

Nello stesso tempo il generale Gaultier emanava un ordine del giorno alle truppe destinate alla invasione cominciando così: «Soldati! Il generale in capo per la esecuzione degli ordini del Governo, vi ha destinato ad occupare una delle più belle contrade d’Italia, ove i nostri nemici volevan portare il flagello della guerra.» Una tenerezza simile per gente che non ci conosceva nemmeno, ma che sapeva soltanto che si stava in un discreto paese, che piaceva tanto anche a loro, era davvero commovente. Soggiungeva poi l’egregio generale, parlando sempre ai suoi soldati, che «il popolo toscano è dolce e pacifico» e che perciò lo trattassero meglio che potevano, perchè questo avrebbe loro meritato «la confidenza degli abitanti.» Ma prevedendo che qualcuno, attratto da tante bellezze, potesse lasciarsi sedurre dall’idea ammaliatrice del saccheggio, da uomo prudente minacciava, non foss’altro per non scomparire, «di fare tradurre i col-