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I Francesi a Firenze | 3 |
nacque in famiglia un po’ di malumore, tanto più che la seconda, Luisa Amalia che sarebbe toccata al principe ereditario di Germania, era «un po’ difettosa della persona, benché graziosissima come la sorella maggiore;» e questo, dalla astutissima madre, era ritenuto un grave ostacolo per l’alta destinazione a cui veniva indicata la secondogenita. Perciò, profittando essa della bellissima circostanza che a Vienna le sue figliuole non eran conosciute, e che per conseguenza anche i due sposi se ne stavano a lei, ricorse ad uno strattagemma che le riuscì pienamente. La regina fece fare il ritratto delle due figliuole, in miniatura, come usava allora, e li mandò tutt’e due all’imperatore, indirizzando al principe Francesco quello della figliuola maggiore, cioè di Maria Teresa; ed a Ferdinando quello di Luisa Amalia, colei che era piuttosto difettosa. D’altronde, fece a dire la madre, la corona d’imperatrice esige maggiori riguardi: per una granduchessa, anche se aveva preso una brutta piega era più che sufficiente. Alla imperiale Corte di Vienna nessuno avvertì il cambio; e così la fidanzata dell’uno diventò la fidanzata dell’altro, senza che nessuno se ne accorgesse, e senza danno del cuore, poiché ancora i quattro fidanzati non si conoscevano affatto.
Il 18 novembre 1790 si celebrarono a Vienna le nozze dei due principi con le due sorelle della Corte di Napoli; e dopo cinque mesi, cioè alla fine di febbraio del 1791, Pietro Leopoldo accompagnò in Italia il figliuolo con la sposa, facendo con lui solenne ingresso in Firenze il dì 8 aprile, acclamati calorosamente dal popolo, il quale par che sempre non abbia altro da fare che applaudir chi viene; ma forse era più contento di rivedere il monarca filosofo, che aveva destato in tutti tante liete speranze, che di ricevere il figliuolo così giovane destinatogli per sovrano. Quando si riseppe la burletta del cambio delle due spose, fu l’oggetto d’un’infinità di commenti piacevoli nelle conversazioni e nei circoli delle varie Corti d’Europa; e lo stesso Pietro Leopoldo che ne rise di cuore, scrisse alla regina Ca-