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e dall’albergo del Pellicano un maggior numero di torce alla veneziana portate da diversi individui, rischiarò fantasticamente la strada fino a’ Pitti. Il Granduca ed il fratello andarono a riceverle, e alle nove si riunirono a cena.

Tanto per la cittadinanza che per il Granduca e tutta la famiglia, cominciò una specie di carnevalino, poiché dopo le tre sere d’illuminazione generale della città furono fatte il 25 e il 27 di settembre a spese del Comune le feste di San Giovanni che si solevan fare il 24 di giugno. Questo forse fu un pensiero gentile verso il Sovrano, per rimetterlo in pari con gli arretrati dei quindici anni trascorsi fuori.

Firenze, in quei giorni, era piena di forestieri, che andaron matti alla corsa dei cocchi fatta con le bighe alla romana in piazza di Santa Maria Novella.

Il Granduca con i principi in tre carrozze a pariglia, con due cavallerizzi di sportello alla carrozza del Sovrano la quale era scortata da ufficiali dei dragoni, non essendo ancora ricostituita la Guardia del corpo, andarono alla corsa dei cocchi, e presero posto alla consueta terrazza sopra la loggia di San Paolino. L’anfiteatro della piazza rigurgitante di popolo, animato e festante, presentava un colpo d’occhio magnifico. Prima di dare il segnale della corsa furono serviti, secondo l’usanza di corte, abbondanti rinfreschi di gelati «ed acque acconce».

Le persone di servizio dei sovrani con biglietti speciali del Maestro della Real Casa assisterono allo spettacolo dal palco di Corte, lasciando libero lo spazio assegnato ai paggi e ai loro precettori, che ancora non erano stati nominati.

La sera alle otto la Corte si recò al casino di San Marco per godere della rinnovata festa dell’anfiteatro fatta pur quella a spese del Comune, che fece illuminare tutta via Larga (ora via Cavour) via del Cocomero (via Ricasoli) e la facciata della Torre del Maglio, lungo le mura in fondo alla strada che oggi si chiama via Lamarmora.

Come sorpresa, fu incendiato dopo «la cantata» un grandioso fuoco d’artifizio rappresentante il tempio della Gloria;