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Il ritorno di Ferdinando III in Firenze 99

di Toscana accompagnato dal marchese Araldo suo aio e dal conte Opizzoni sotto aio. In un’altra carrozza erano i precettori abate Biondi e abate Rossola, l’aiutante di camera Nasi, e negi altri legni il resto del suo particolare servizio. L’ingresso dell’arciduca Leopoldo fu festeggiato da un’immensa quantità di popolo.

Fu ripetuta quella sera l’illuminazione, ed il Principe passò egli pure per l’anfiteatro seguitando per il Canto alla Paglia, da San Gaetano e dall’Albergo del Nord, dove è tuttora la locanda del Nord, presso il ponte a Santa Trinità. Quivi fu ricevuto da diversi cittadini pazzi per la casa d’Austria, che furon poi i codini del quarantotto, i quali coi torcetti di cera «alla veneziana gli fecero treno fino alle scale del real Palazzo».

Il Granduca con le sue cariche si recò ad incontrare il diletto figliuolo al primo ripiano della scala, e dopo averlo abbracciato e baciato, lo accompagnò fino in camera sua, dove si trattenne con lui fino alle otto.

Dopo cena l’Arciduca andò a letto, ed il babbo andò invece al Teatro del Cocomero oggi Niccolini, il teatro aristocratico della prosa; ove fu accolto da triplicati applausi. Non e’ erano, in quei giorni, persone più felici dei fiorentini!

Il giorno appresso l’arciduca Leopoldo andò al «passeggio » delle Cascine a farsi vedere anche lui con muta a sei cavalli, secondo il consueto. Tutta la gente che non lo conosceva accorreva a vederlo, perchè essendo andato via di due anni, ora era sviluppato in lunghezza, ma non era un bel ragazzo. La sera alle sette e mezzo arrivarono anche le arciduchesse Maria Luisa Maria Teresa figlie del Granduca. Esse erano in carrozza a sei cavalli, accompagnate dall’aia e dalle dame.

In tiro a quattro seguivano le loro cameriste Schregel, Venner, Del Greco e Cautrer. Dietro, in altre carrozze, le persone di servizio e le donne di guardaroba. Sempre più affollato era il popolo a ricevere le Arciduchesse, in onore delle quali ripetè l’illuminazione della città;