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si deve compiere principalmente la sua missione. «Educare la fanciulla a esser madre — dice il Tommaseo — è educarla a sostenere la vita, anco senz’essere madre».

Tale riforma dei programmi, perchè raggiunga il fine indicato, deve essere accompagnata, come ho detto, da una riduzione nel numero e nell’estensione delle materie d’insegnamento. Cosi la scuola sarà maggiormente educativa, perchè, con programmi più ristretti, la coltura può essere soda e l’insegnamento più efficace. Bisogna persuadersi una buona volta che non è la quantità delle materie d’insegnamento che costituisce la bontà di una scuola, ma la qualità di esse e il metodo didattico, e che vai più saper poco e bene che saper molto e male. Solo così la scuola secondaria femminile può educare la mente delle alunne e renderla sempre più capace di dedicarsi con efficacia a studî maggiori.

La riduzione dei programmi, da subordinarsi al fine da raggiungere, apporterà anche un altro grande benefizio, quello di non danneggiare le forze fisiche delle alunne, alle quali la scuola complementare e normale impone tale un lavoro mentale da renderle quasi tutte clorotiche, anemiche e nevrasteniche. Eppure la scuola femminile, sia primaria che secondaria, ha dalla legge l’obbligo di sviluppare, corroborare le forze fisiche, e per questo scopo esiste anche un insegnamento speciale, quello della ginnastica educativa.

Ma si cura realmente, colla ginnastica, l’educazione fisica delle alunne nelle nostre scuole femminili? In quelle elementari la ginnastica si fa a tempo perso, generalmente nei banchi, o fuori di essi, nella medesima aula scolastica, mentre la ginnastica tra i banchi,