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pate da maestri, bisogna aprire nuove vie all’attività femminile, perchè, come ho detto, la produzione annuale delle insegnanti, maestre o professoresse, è superiore al bisogno.
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Non pochi genitori hanno pensato d’avviare le loro figliuole agli studî secondarî classici o a quelli dell’istituto tecnico per far loro frequentare l’Università; e abbiamo già un bel numero di dottoresse, laureate la maggior parte in lettere e filosofia, perchè degli studî superiori questi sono i più adatti all’ingegno femminile. Ma quei padri di famiglia che fanno compiere alle figlie gli studî superiori dell’Università, non lo fanno perchè esse acquistino una maggior coltura, ma perchè sono in condizioni economiche da mantenerle in una sede universitaria, mentre le scuole di magistero femminile esistono solo a Roma, a Firenze e a Napoli. E quelle giovani che, pur dimorando in una di queste città, preferiscono di frequentare l’Università invece della scuola di magistero, vi sono spinte, salvo le eccezioni, più che dall’amore degli studî superiori, dal desiderio di possedere la laurea, invece del diploma d’abilitazione, per aver diritto a preferenza nei concorsi ai posti vacanti.
Nella pratica dell’insegnamento vi sono però laureate che valgono mena delle diplomate dalla scuola di magistero e anche delle insegnanti abilitate nelle sessioni straordinarie per le maestre elementari, perchè nella scuola non vale il maggior titolo, ma la maggior abilità e attitudine didattica educativa, la quale non s’acquista frequentando l’Università o la scuola di magistero,