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stre elementari, dopo i lunghi studî compiuti, ed altre aspettano sempre un nuovo concorso per le scuole complementari e normali governative, mentre non sono state ancora nominate tutte quelle che furono approvate nell’ultimo concorso precedente. Sicchè le donne, dandosi all’insegnamento, non risolvono più facilmente, come prima, il problema della vita,, e sentono il bisogno di aprirsi altre vie.

Veramente la professione più adatta per la donna è quella dell’insegnamento. Nata per allevare ed educare la propria prole, può benissimo istruire quella degli altri, diventar maestra e professoressa e dedicarsi all’insegnamento elementare e secondario per l’educazione delle fanciulle e delle giovinette. Sarebbe perciò necessario che tutti i posti d’insegnanti per le scuole complementari e normali femminili fossero dati a donne, e spio in mancanza di esse, ad uomini.

C’è però chi sostiene che, nei concorsi pei posti vacanti in tali scuole, si dovrebbero ammettere solo i laureati e le laureate, dando l’ostracismo alle professoresse, che hanno conseguito il diploma d’abilitazione frequentando una scuola superiore di magistero, perchè esso ha valore inferiore alla laurea. Ma io guardo la questione dal lato della maggior attitudine educativa, non da quello della maggior coltura.

Certamente la donna è più adatta dell’uomo ad educare le altre donne, perchè nelle scuole secondarie non si tratta solamente di istruire, ma anche di educare, e l’insegnante deve educare non solo coi precetti e con gli esempi della storia o con fatti immaginari e verosimili, scelti e narrati ad arte, ma anche con l’esempio proprio, col quale può esercitare sul-