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tezza che esse vengano attuate. Perciò sarebbe ben fatto che i direttori delle scuole normali assistessero frequentemente alle lezioni dei professori, posti alla loro dipendenza, e li riunissero di tanto in tanto per discutere sull’esatta applicazione dei programmi e delle istruzioni ministeriali.

Intanto, pur facendo tutto questo, io credo che non si potrà mantenere in giusti confini l’insegnamento dei professori specialisti e accrescerne l’efficacia, per il loro generale difetto di adattamento all’intelligenza degli alunni. Le nostre scuole secondarie ginnasiali, tecniche, complementari e normali sono troppo inferiori all’alta coltura dei professori laureati specialisti, perchè in esse, più che il profondo sapere, occorre il buon metodo che renda efficace l’insegnamento. Credo quindi necessario che si aggruppino le materie di studio.

Il professore, a cui ne sono affidate parecchie, rimane per più ore di seguito nella stessa classe, ha l’agio di studiare maggiormente i propri alunni, di conoscerne le attitudini e di vedere che, se non hanno inclinazione a qualche materia di studio, ne hanno a qualche altra e che sono meritevoli d’incoraggiamenti e di aiuti. Egli stesso può proporzionare meglio il tempo disponibile alle diverse discipline e dare maggior importanza a quella che la merita, secondo il fine della scuola.

E perchè questa non sembri una mia idea peregrina, ricorderò che negl’istituti secondarî inglesi si richiedono professori per sei e più materie d’insegnamento, non per lo scopo di risparmiare sulla spesa degli stipendî, perchè gl’insegnanti sono pagati lautamente, ma per quello educativo a cui ho accennato1.

  1. Veggasi: demilis edmond, «L’Éducation nouvelle», pag. 72 e seguenti.