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Essi s’ingannano. L’età dei giovanetti delle nostre scuole secondarie, fatta eccezione dei licei e degl’istituti tecnici, varia dai dodici ai diciasette anni, è a quell’età la niente non è sviluppata e educata a segno da non avere bisogno di aiuti per apprendere, nè è quindi sufficiente, per far profitto a scuola, l’ascoltare la lezione del professore. Oh quanti buoni giovani conosco io che, per progredire negli studî, hanno bisogno di quotidiane ripetizioni, a casa, sulle lezioni degl’insegnanti!
Intanto avviene che il professore specialista e dotto, appassionato della scienza e dell’arte che professa, si spinge spesso oltre i limiti segnati dai programmi governativi, esagera le sue pretensioni verso gli alunni, nei quali vorrebbe trasfondere tutto il suo amore per la materia che insegna, ed è, come dicesi generalmente, troppo esigente. E poichè ora gl’insegnanti delle scuole secondarie sono quasi tutti specialisti, avviene che ognuno carica lo scolaro come se questi non avesse altro da fare, ognuno vuole in iscuola tutta l’attenzione e il profitto per la propria materia, ognuno dimentica quello che fa l’altro professore e ognuno assegna lezioni e compiti per casa, senza badare a ciò che ha assegnato l’altro; e lo scolaro, caricato come una bestia da soma, spesso si getta per terra, avvilito e sfinito. Non è in questo modo che la scuola può far acquistare il maggior potere di resistenza mentale, oggi tanto necessario per la vita moderna, sì varia e complessa, che una persona che voglia vivere in un mondo intellettuale ristretto non può resistere agli eccitamenti che gli vengono da ogni parte; ma regolando gli studi in modo da non stancare la mente.