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ha saputo adattarsi alle loro intelligenze e farsi comprendere?

Con questa domanda non intendo gettare il discredito sui nostri insegnanti delle scuole secondarie, tutte persone colte e rispettabili, ma constato un fatto, che ognuno può verificare. Aggiungo che conosco non pochi bravi professori, i quali, innamorati del loro nobile ministerio, si sono formati, con la pratica dell’insegnamento, un metodo didattico eccellente; ed essi fanno consistere il loro merito maggiore non tanto nel giudicare e classificare gli alunni, quanto nel curare che tutti progrediscano, anche quelli che hanno mediocre ingegno. Ma nelle scuole secondarie s’insegna generalmente nel modo suddetto, e la colpa non è neppure dei professori. Che colpa hanno essi, di fatti, se nelle nostre scuole normali universitarie o nelle scuole di magistero femminili non si è fatto acquistar loro l’arte insegnativa, ma si è chiesto loro soltanto qualche conferenza per giudicarne l’attitudine all’insegnamento? La conferenza! Ma questa è la lezione che il futuro professore dovrà fare nelle nostre scuole secondarie, e specialmente nelle complementari, nelle tecniche, nelle ginnasiali e nelle normali?

Gl’insegnanti delle scuole secondarie sono troppo istruiti, troppo colti, e provano difficoltà ad abbassarsi ad un insegnamento semplice, che deve andare, a passo a passo, dal noto all’ignoto, dall’esempio alla regola, conducendo gli alunni ad apprendere da sè stessi, con acconce conversazioni. Par loro che questa sia opera da maestri elementari, che han da fare con fanciulli, e molti credono che nelle scuole secondarie basti l’esporre chiaramente la lezione, come se si trattasse di scuole universitarie.