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L’insegnante specialista, generalmente parlando, non sa adattarsi allo stato mentale de’ suoi alunni delle scuole secondarie e fa la lezione come un professore dell’Università. Siede alla cattedra, espone, spiega, commenta quello che deve insegnare; e gli scolari rimangono passivi ad ascoltarlo. Non vuole interruzioni di sorta; spesso è il campanello del finis che interrompe la sua lezione, e allora egli va via senza aver finito di dire quello che s’era proposto e senza mai assicurarsi che gli alunni abbiano capito quello che ha esposto: qui vult capere capiat. Per turno chiama, una o più volte ogni trimestre, i suoi alunni a conferire sulle lezioni fatte, e allora giudica e manda secondo le loro risposte, e non di rado avviene che sono state così poche le chiamate, che l’anno finisce senza che egli abbia potuto conoscere bene le forze intellettuali e l’amore allo studio di tutti i suoi alunni.

Qualche professore ha pure l’abitudine di non seguire il libro di testo adottato, perchè non lo ritiene interamente conforme al suo modo di vedere, e obbliga gli alunni a prendere appunti durante la lezione per fare a casa i sunti di quello che ha insegnato. E allora avviene che gli alunni si caricano di un nuovo e improbo lavoro, che non dà buoni frutti, perchè, costretti a star attenti alla lezione e a prendere nello stesso tempo gli appunti necessarî, capiscono spesso una cosa per un’altra, e non essendo i sunti corretti dall’insegnante, le nozioni mal apprese sono per essi, non di rado, causa di riprovazione. Quando poi il professore giudica gli alunni con punti scadenti, si domanda egli mai se tutta la colpa è da attribuirsi ad essi, che non hanno studiato, o in parte anche a lui, che non