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sogno di particolari attitudini negli scolari. E quindi avviene che si accrescono, senza frutto proporzionato, le ore quotidiane di lezione e si rende improduttivo lo studio casalingo, facendo apprendere cose che si dimenticheranno appena superati gli esami di licenza.

Bisogna quindi semplificare i programmi della scuola normale, subordinarli, come ho detto, al fine che essa deve raggiungere, restringere le cognizioni secondarie a quelle strettamente necessarie alla coltura del maestro, mettere da parte quelle che hanno carattere, dirò così, decorativo, come coltura ornamentale della mente, e far acquistare agli scolari l’amore allo studio, la capacità mentale di continuare da sè la propria istruzione e l’abilità pratica di esercitare l’ufficio didattico ed educativo al quale si preparano.

Solo con questa riforma la scuola normale potrà diventare quell’istituto di magistero che è nei voti di tutti, perchè, diminuendo il pesante fardello della molteplicità e dell’estensione delle materie d’insegnamento, l’alunno avrà il tempo di assimilare, con lo studio casalingo, le cose apprese a scuola e d’acquistare l’abitudine ad apprendere da sè, e gl’insegnanti avranno pure a scuola il tempo necessario per rendere efficace il tirocinio magistrale, che, come ora è regolato, non fa acquistare, nemmeno in minima parte, la difficile arte insegnativa e educativa.

L’assistere, per due anni, alle lezioni che si fanno dagl’insegnanti delle scuole elementari, il fare ogni tanto una lezione sopra un argomento dato, il far la