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scuola normale, l’insegnamento teorico-pratico del canto, che, introdotto da parecchi anni, vi rimane ancora, nonostante che l’esperienza ne abbia dimostrata l’inefficacia. Come è possibile, in un’ora o poco più di lezione per settimana, insegnare in tre anni tutta la teoria musicale prescritta, e insegnarla in modo efficace, a scolaresche numerose, come sono quelle delle classi normali femminili, facendo i necessarî esercizî pratici vocali, con e senza il meloplasto, e le necessarie applicazioni ai canti, per giungere, alla fine del corso, alle esercitazioni individuali sull’interpretazione, a prima vista, di brevi canti scritti alla lavagna, della qual cosa si deve dar saggio all’esame di licenza?

Ho affermato essere inefficace l’insegnamento teorico-pratico del canto nella scuola normale, e perchè non sembri la mia un’affermazione gratuita, racconterò un fatto. Una volta un mio amico fece parte, come esaminatore di pedagogia e morale, di una commissione per gli esami di patente superiore di una scuola normale. Nel formare le sottocommissioni il signor Provveditore agli Studi, presidente, volle che egli facesse compagnia al professore di canto negli esami di questa disciplina. Niuno sapeva che l’amico mio s’intendesse un pochino di musica, e non lo sospettano nemmeno il suddetto professore, il quale si pose tranquillamente a chiamare e ad esaminare, l’uno dopo l’altro, i giovani allievi maestri. L’esame si faceva per tutti allo stesso modo: il professore scriveva alla lavagna una frase musicale e invitava il candidato a leggerla, a solfeggiarla e a cantarla.

Ogni alunno leggeva stentatamente, solfeggiava a mala pena e non intonava bene il canto; e il profes-