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quel minimo di coltura generale utile per la sua professione, deve avere un’importanza secondaria, deve stare nei programmi didattici come un riempitivo che giova e che non toglie il tempo necessario alle discipline indispensabili.
Applicando questo concetto alla scuola normale femminile, che deve preparare contemporaneamente buone maestre e buone madri di famiglia, cose che stanno molto bene insieme, come si è già detto, vien voglia di domandare a che può servire per la donna, sia essa maestra, sia madre di famiglia, la eccessiva coltura storica, letteraria e scientifica, acquistata nella scuola normale... Meno male se tale coltura servisse per l’iscrizione senza esami alla scuola superiore di magistero, dove si compiono però solo gli studi pedagogici, letterari, storici, geografici e di scienze fisiche e naturali.
Ma alla scuola di magistero si accede dopo aver superato regolari esami d’ammissione, ai quali si possono presentare anche le giovani fornite di sola licenza ginnasiale, il che significa che tali esami non sono difficili (mentre dovrebbero essere difficilissimi per diminuire la pletora delle professoresse disoccupate), e che la coltura acquistata nella scuola normale non serve direttamente per la scuola di magistero.
E allora bisogna dire che la maggior coltura, fornita dall’odierna scuola normale non serve ad altro che ad elevare la dignità della maestra. Ma v’è un proverbio che dice: «guardati dalla donna che sa di latino», e significa che quando la donna è molto istruita, deve, per conseguenza, ignorare altre cose, utili per lei e