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in modo che, lasciata la scuola, possano continuare da sè la propria istruzione.

Oh i miracoli dell’autodidattica! Ciò che si apprende a scuola dalla bocca dell’insegnante presto si dimentica, se, col proprio lavoro, non viene assimilato in modo da diventar sangue del proprio sangue. Se invece trattasi di cosa appresa da sè, col proprio studio, con la propria esperienza, a forza di assiduo lavoro, di prove e riprove, essa si fissa indelebilmente nella testa e accresce l’amore ad apprendere nuove cose. Le grandi scoperte, le grandi invenzioni, tutte le opere dell’umano intelletto sono frutto dell’autodidattica.

Nè la scuola si può, con l’insegnamento, sostituire al lavoro particolare dell’individuo, che ama progredire nella via del sapere; e se essa ha di mira la coltura generale degli alunni, ancorchè fosse di più lunga durata, non giungerebbe a dare una soda coltura in nessuna disciplina, come è provato dal fatto che, in un anno scolastico, in nessuna classe delle scuole secondarie si giunge a completare lo studio di un’opera sola di un autore classico.

Perciò la scuola di coltura generale deve principalmente innamorare i giovani dello studio, in modo che possano continuarlo da sè e completare la loro istruzione. Studi più completi, più profondi su ciascuna materia d’insegnamento si debbono fare in iscuole speciali, come le universitarie e le professionali.

Perciò pure i programmi della scuola normale debbono essere subordinati al fine di essa, che è quello di preparare buoni maestri. Tutto ciò che serve direttamente a raggiungere questo fine deve avere la maggiore importanza, e tutto ciò che serve a dare al maestro