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e dei governi, anche nelle istituzioni civili, politiche e religiose, nei costumi, nelle manifestazioni del pensiero scientifico, letterario e artistico, si allargherà in una storia dell’incivilimento umano. Tale studio aprirà nuovi orizzonti all’allievo maestro, il quale non solo acquisterà svariate cognizioni intorno alle relazioni sociali e al graduale e progressivo svolgimento di ciascuna di esse e di tutto il viver civile, ma potrà formarsi altresì un più sicuro criterio storico onde trarrà lume e forza per meglio esaminare e comprendere il problema educativo, pensiero maggiore e costante della sua mente, mèta verso cui devono dirigersi tutti gli studi suoi e tutti gl’insegnamenti che riceve nella scuola normale». E i programmi corrisponderebbero a maraviglia a queste sagge istruzioni, se non fossero troppo estesi e, in alcuni punti, un po’ superiori alle forze intellettuali di giovani di sedici o diciassette anni.
Certi fatti si potrebbero restringere benissimo in limiti più giusti dando di essi notizie sommarie. Per esempio il programma del primo corso prescrive la storia politica degli Egiziani, degli Assiri, dei Babilonesi, dei Fenici, degli Ebrei, dei Medi, dei Persiani, degli Indiani e del popolo greco; e sebbene si raccomandi all’insegnante di narrare i fatti senza soverchia abbondanza di particolari, pure per la vastità della tela da svolgere, il tempo disponibile nell’anno scolastico vien assorbito quasi interamente dai fatti politici, e dei monumenti che ci restano di quei popoli, delle loro istituzioni, delle credenze religiose, dei principi morali, dei costumi, delle arti, dell’ordinamento della famiglia, dei principi da cui era governata l’educazione della