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che ha bisogno di studî e attitudini speciali, e non è ingiusto il chiedere che tutti coloro che si dedicano all’insegnamento, debbano aver dato prima, come i maestri elementari, prove sufficienti di attitudine all’arte insegnativa e educativa, il cui studio dovrebbe essere nelle Università non solo teorico, ma anche pratico con opportune esercitazioni in qualche scuola secondaria.

Se tutti gl’insegnanti di storia delle scuole complementari fossero nello stesso tempo educatori, non lamenteremmo talvolta le narrazioni, fatte in iscuola, di racconti antieducativi, che non giovano a migliorare il cuore delle nostre figliuole per la semplice ragione che non ogni fatto storico può giovare all’educazione dell’animo delle giovinette. Tutto ciò che desta sentimenti cattivi è antieducativo, e se è un fatto importante della storia, il quale ha dato origine ad avvenimenti di cui è necessario far parola, bisogna limitarsi ad accennarlo semplicemente.

La narrazione o la lettura di fatti riprovevoli, che destano disgusto, ribrezzo, orrore, disturba la tranquillità dello spirito, allontana i sentimenti buoni e genera nell’animo dei giovinetti un’agitazione morbosa e dannosa, perchè questi non hanno ancora una direzione costante nella loro condotta. Se la storia dev’essere la maestra della vita, bisogna badar molto alla scelta dei fatti da insegnarsi nelle scuole, e ricordarsi che solo per la mente dei giovani, la cui regola di condotta è stata già formata con l’educazione, può non essere nociva la narrazione (prudente però e non frequente) di fatti cattivi, perchè se ne può mostrare il lato educativo e farli aborrire, mettendoli in contrasto con quelli buoni.