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mirare una savia educazione morale. Nè questo e tutto, perchè la maestra deve saper amare le alunne e farsi amare da esse, deve esercitare su di loro, con la sua virtù serena e modesta, una specie di fascino, una specie di suggestione, quella suggestione psicologica, benefica, che deriva dalla forza dell’esempio.

E di questo studio delle alunne1 e di questo suo lavoro per migliorarne continuamente l’animo, la maestra deve dar prova nelle ispezioni che si compiono alla sua scuola, se vuol dimostrare che ha compiuto coi fatti, e non a parole, il suo dovere riguardo all’educazione morale delle scolare. E lo dimostrerà presentando al suo ispettore il diario compilato accuratamente e le note biografiche delle sue alunne, di cui deve saper dire i pregi e i difetti specialmente dell’animo, indicando in qual modo ha sviluppato i primi e corretti i secondi. Fino a quando l’educazione non sarà considerata come fine da raggiungere e l’istruzione come mezzo, la scuola non potrà dirsi veramente educativa.

Ma, generalmente parlando, nelle scuole femminili non si dà all’istruzione che s’impartisce l’indirizzo educativo richiesto dalla missione speciale della donna. I temi dei componimenti che si svolgono nelle classi 4a, 5a e 6a non hanno sempre di mira l’educazione della mente e del cuore delle fanciulle: essi debbono essere, è vero, per lo più occasionali e tratti dalla vita delle alunne per essere adatti alla loro intelligenza; ma bisogna saperli scegliere, affinchè giovino ad abi-

  1. Veggasi a questo proposito il mio libro: L’Educazione morale nella scuola elementare (presso Albrighi-Segati e C., L. 1) pag. 40 e seguenti.