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che alle fanciulle; ma ve ne sono molte altre che sono più adatte o più necessarie per gli uni o per le altre. E, facendo un breve esame dei vigenti programmi per tali scuole, noto che se non v’è nulla a ridire su quelli riguardanti l’insegnamento della lingua, v’è da osservare parecchie cose su quelli dell’aritmetica, della storia e delle scienze fisiche e naturali.

Per esempio, non sono necessarie per le fanciulle le nozioni riguardanti i rapporti e le proporzioni, quelle per la misurazione di tutte le figure piane e di tutti i solidi geometrici, e il calcolo sulle misure quadrate e cubiche. Se l’istruzione deve servire per la vita, quali occasioni avrà la donna, che generalmente deve attendere all’amministrazione domestica, di servirsi delle suddette nozioni?

Per la storia patria il programma governativo prescrive in 3* classe: «racconti storici riguardanti i fatti e gli uomini più notevoli dell’Italia dal 1848 al 1870». E delle donne che contribuirono efficacemente alla nostra libertà, unità e indipendenza neppure una parola. Forse non ce ne furono? E Anita Garibaldi, Giuditta Arquati-Tavani, Adelaide Cairoli, ecc.?

Nel programma di storia per le altre classi è da notarsi la stessa omissione, e alle donne più notevoli non si fa un accenno neppure nelle istruzioni che si dànno agl’insegnanti, mentre di donne illustri per amor patrio, virtù civili, grandezza d’animo e di mente è molto ricca la storia della nostra patria. Eppure è l’esempio delle altre donne che può influire più efficacemente sull’animo delle fanciulle e delle giovanette, affinchè l’insegnamento della storia patria ispiri, se-