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sogno, senza un vero interesse generale, sarebbe causa degli stessi inconvenienti che si lamentano a proposito della larga diffusione data all’istruzione secondaria classica e tecnica.

In certe province ogni piccola città, ogni grosso comune ha il suo ginnasio, la sua scuola tecnica o tutt’e due questi istituti, che sono frequentati tanto dai figli delle famiglie agiate, i quali seguiteranno gli studi per esercitar poi una professione liberale, quanto dai figli degli operai benestanti, che vogliono dar loro una migliore posizione sociale della propria, per nobilitare, come dicono, la famiglia. Questi giovanetti prendono facilmente la licenza tecnica o la ginnasiale, avendo la scuola secondaria nel proprio paese, ma raramente possono seguitare gli studi, e dopo essere stati allontanati inutilmente dalle arti, dalle industrie e dalle officine (per le quali dovremmo avere scuole speciali molto diffuse in luogo delle scuole tecniche), si trovano senza avvenire. Allora cercano un impiego di qua e di là e, se non l’ottengono, come spesso avviene, si trovano senza avvenire, sono spostati, imprecano contro l’ingiustizia della società e vanno ad ingrossar le file dei partiti che vorrebbero distruggere gli ordinamenti sociali presenti.

Presso a poco la stessa cosa avverrebbe, se la scuola complementare secondaria femminile esistesse in ogni grosso comune. Sarebbe frequentata da giovanette appartenenti a famiglie agiate e da giovanette appartenenti a famiglie operaie. La scuola c’è in paese — direbbero queste — e perchè la devono frequentare solo le figlie dei signori? Son esse migliori delle figlie del popolo? — E per la tendenza notevole fra queste