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avvalorando la loro richiesta con ragioni inoppugnabili.

Si è concesso il voto anche al più umile operaio analfabeta, e non si deve concedere alle donne che hanno una certa istruzione e esercitano una professione o un’arte che dà loro da vivere o hanno beni di fortuna sufficienti ai bisogni della vita? Il voto di queste donne non varrebbe più di quello di tanti operai ignoranti? E non sarebbe più libero e indipendente?...

Queste donne, che hanno in generale buon senso e giudizio, porterebbero il loro contributo efficace alla scelta di buoni, candidati, e non è giusto negar loro il diritto del voto per la nomina degli amministratori del proprio Comune e della propria Provincia e dei rappresentanti al Parlamento Nazionale. Ma se il diritto elettorale si dovesse concedere a tutte le donne maggiorenni, anche alle analfabete, come si è fatto per gli uomini, anche a quelle che non lavorano neppure in casa e vivono a carico degli altri, anche a quelle che vivono nell’ignoranza e nella superstizione, per le quali sono sfruttate da chi ha interesse a non illuminarle e a non farle pensare con la propria testa, allora vi sarebbe un grave pericolo sociale, perchè il loro voto, non potrebbe essere libero e indipendente e andrebbe a benefizio di quei partiti politici che saprebbero più abilmente sollecitarlo. E poichè tutte queste donne sono forse la grande maggioranza del sesso femminile, il quale, secondo le statistiche, è più numeroso dal sesso maschile, non sarebbe difficile ai nemici delle istituzioni attentare alla vita di esse con il suffragio elettorale femminile.