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bertà dell’uomo, era circondata di rispetto e di ossequio La madre e la sposa avevano nella famiglia quasi la stessa autorità che hanno oggidì, e l’influenza morale della donna nello svolgersi della civiltà e della potenza romana fu grande, perchè grande era la forza educativa delle sue virtù di madre, sposa, figlia, le quali esercitavano un fascino potente sugli uomini, che dalla famiglia ricevevano l’impulso maggiore ad amar fortemente la patria.

Al tempo dei costumi corrotti e dello sfruttamento delle cariche pubbliche, la donna ebbe le leggi protettrici per la propria libertà personale; ma il suo ideale non era più nella famiglia: l’ambizione della vita pubblica e degli uffici civili s’era impadronita di lei, e l’uomo la considerò come una rivale e non ebbe più per lei rispetto, ossequio e venerazione. La promiscuità dei due sessi nella trattazione degli affari pubblici contribuì a corrompere maggiormente i costumi, l’amore e l’onore della famiglia vennero meno e qtfesta si dissolvette.

A nulla valsero le leggi moralizzatrici degl’imperatori: la fiera matrona romana d’una volta, la cui austerità di vita e severità di costumi ci empiono l’animo d’ammirazione, era scomparsa. La donna nuova superava per l’impudicizia perfino l’uomo, dava prova del più ributtante cinismo decidendo nei pubblici spettacoli, col pollice verso, la sorte del gladiatore atterrato dal proprio rivale, e si abbandonava ad ogni sorta di licenza. L’ambizione la dominava e ricorreva a qualunque intrigo, a qualunque delitto per sodisfarla. Così acquistò una potenza senza limiti, fece e disfece imperatori e portò alle più alte cariche dello Stato gli