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sciuta alla donna maritata la facoltà giuridica con 1 abolizione dell’autorizzazione maritale. Riguardo ai diritti politici tutto si riduce alla mancanza del diritto elettorale e alla partecipazione della donna alla vita pubblica.

E vi sono molte donne che reclamano per sè questi diritti, o si tratta piuttosto dell’interesse di qualche partito politico? Quando penso che molti uomini sono talmente disgustati della vita pubblica, che si mettono in disparte e rifiutano qualunque carica elettiva, ho ragioni per dubitare che siano molte le donne che aspirino a diventare elettrici e ad entrare nella vita pubblica.

Oh! lasciamole in pace le donne nella famiglia, dove hanno tanto da fare, e negli ufficî atti per esse; non le distogliamo dalla missione che la natura ha loro affidata, non mettiamo nella loro mente delle idee strane, che le eccitano a fantasticare ed a nutrire desiderî che non si potranno realizzare, e teniamocele con noi uomini le amarezze, i dolori e le brutture della vita pubblica. Pensiamo che mal s’addicono alla tempra molto delicata ed eccitabile della donna, l’agitazione ed i clamori della vita pubblica, che darebbero il più vasto campo d’illusione alla sua fantasia ed aumenterebbero la sua naturale eccitabilità nervosa, la quale, avendo bisogno di freno e non di stimolo, diventerebbe proprio morbosa. E coloro che, in buona fede, parlano e scrivono di emancipazione della donna e vogliono per lei il diritto elettorale e quello di ascendere alle pubbliche cariche, si ricordino della fine del femminismo romano.

Al tempo dei costumi severi e delle virtù cittadine, la donna, benchè non godesse per legge la stessa li-