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si proponessero uno scopo più disinteressato, se mirassero, oltrechè al fine religioso, anche a quello umanitario, nel suo completo significato, senza intransigenze di sorta, tenendo conto delle condizioni della vita moderna e del progresso dei tempi.
V’è un mezzo facile per poterlo fare, volendo. In tutte le chiese, per accrescere il fervore religioso dei seguaci, si usa frequentemente di fare delle prediche o delle conferenze, come alcuni dicono oggi, le quali sono un efficace mezzo di propaganda. Pensate all’efficacia educativa che può avere la parola autorevole d’un degno ministro di religione, sulle anime credenti, raccolte nel luogo consacrato alla Divinità, e tutte intente ad ascoltarlo e a metterne in pratica i consigli; pensate alla grande virtù educativa che avrebbero le prediche, se oltre al fine di far conoscere e praticare le verità d’ordine religioso, mirassero a far conoscere e praticare le verità d’ordine morale, secondo gli ammaestramenti di Gesù Cristo, consacrati nel suo vangelo, messi in relazione coi costumi della vita moderna, e vedrete di quanta utilità possa essere l’opera disinteressata delle varie chiese nell’educazione della donna.
Ma, ripeto, un fine egoistico domina i diversi culti. Le prediche religiose riguardano per lo più soggetti di fede, e quando si riferiscono a soggetti morali e mondani, non rimangono in una sfera serena. Ho ascoltato, nelle chiese cattoliche, oratori sacri che deridevano il progresso scientifico moderno e profetizzavano la prossima bancarotta della scienza, la quale, al contrario, ci regala continuamente nuove invenzioni e scoperte, che ci empiono l’animo di maraviglia e di stupore; oratori sacri che gettavano il discredito sulle pubbliche