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il convitto fa contrarre abitudini non buone, a togliere le quali occorre gran fatica, se pur si riesce; e poi quali abitudini migliori per una giovinetta di quelle che può contrarre in famiglia, sotto l’occhio vigile ed esperto di sua madre? E non è alla famiglia che deve essere diretta principalmente l’educazione delle donne?... Sicchè è da supporre che le signore che mettono le figlie in collegio, senza veruna necessità, lo fanno o per un mal inteso sentimento di vanità, o per difetto di abilità nell’educare, o per desiderio di essere in casa libere dal grave peso dell’educazione dei figli.

Eppure l’educazione del collegio è una necessità per molte famiglie, che non sono costituite in modo da dare una seria educazione alle proprie figliuole, per famiglie private dell’angelo tutelare di essa, la madre, per orfane di ambo i genitori e per genitori che, volendo far compiere alle loro figlie un corso di studî, sono costretti a condurle in un altro paese ed a chiuderle in convitto per le difficoltà di trovare famiglie che ne possano curare assiduamente l’educazione morale. Ma quanto è difficile scegliere un buon istituto d’educazione per fanciulle e giovinette!

Abbiamo in Italia una gran quantità di convitti femminili, distinti coi nomi di collegi o educandati privati; orfanotrofi, conservatori, ricoveri, ecc., dipendenti da enti morali; convitti municipali o provinciali, annessi a scuole secondarie governative, come le normali, o a scuole primarie e secondarie per signorine, istituiti dai Comuni o dalle Province; e orfanotrofi e