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TRAVERSATE.
XXXVI. A NOTTE E GIORNO.
(Greci: Ostrakinda)1.
I.
Questa maniera di giuoco è accennata da Platone2 ed è descritta da Polluce e da Eustazio3. I Greci, secondo questi Autori, lo facevano adoperando, invece dìun disco come si fa ora, un coccio (ostraco) annerito dalla parte interna con pece, che rispondeva alla notte (Nyx) e lasciato bianco dall'altra per significare il giorno (Hemera): e gettando in alto il coccio (o na conchiglia) dicevano: notte, giorno. Chiunque dei fuggenti veniva preso era tenuto per un Asino (Onos)4.
- ↑ G. Polluce: Onomastico, IX, 7.
- ↑ Platone: Cosa amatorie a fedro
- ↑ Eustazio: Iliade, 6.
- ↑ In molti giuochi fanciulleschi, tanto i Greci che i Latini, chiamavano Re colui che vinceva, ad Asino quello che perdeva. — (Polluce; Onomastico, IX, 7. — Orazio: Epist. 1. lib. 1. — Atto Vannucci, Proverbi latini illustrati, vol. 3, p. 18. Milano, Brigola 1883).