cata da’ Cumani; io fò conghiettura, che l’antica Falero, o Partenope, a differenza della nuova Città, venisse poi appellata Palepoli [ad Paterc.] (che che dica il Lipsio che fusse ella edificata da’ Cumani) e di lei intendo quelle parole dello Storico: Sed aliis diligenter ritus patrii mansit custodia: cioè la costumanza, mentovata da Strabone, de’ giuochi lampadj, e cose simili. Deesi anche osservare da ciò, ch’è detto, che benche Palepoli, e Napoli fussero Città vicine, e quasi uno stesso popolo; ci avea però qualche diversità di costumi: e non erano tanto vicine, che non vi avesse per lo meno fra di loro lo spazio d’un miglio; poiche Livio dice, che i Consoli L. Cornelio, e Q. Publicio assediando Palepoli, amica de’ Sanniti, circa l’anno 426. dall’edificazion di Roma; posero l’esercito fra Napoli, e Palepoli, acciò questa non fusse soccorsa da’ Napoletani. E’ vero chele vestigia di Palepoli non sappiamo quai sieno; però dall’altro canto sciocchi sono coloro, che le cercano entro l’antico circuito di Napoli; come a gran ragione suol dire il Dottor Matteo Egizio, mio eruditissimo amico, a cui debbo le suddette conghietture.
Varie sono state le forme di governo di