si vedono le reliquie d’un’antichissimo Teatro, e di altri edificj, abbattuti dal tempo; e poco lungi un lunghissimo aquidotto, ch’era forse dell’antica Minturno.
Quattr’ore prima di giorno ci ponemmo in camino il Mercordì 3. con lume di fiaccole; onde venimmo a desinare nella Città di Capua, presso il fiume Vulturno, le di cui rive sono congiunte da un bel ponte di pietra. Ella è cinta di buone mura, e difesa da un Castello. Credono alcuni, che sia stata fondata da Capi Silvio Re d’Alba, ed altri dagli Osci, da’ quali fu detta Osca. Per aver accolto Annibale, che poscia rimase vinto dalle sue delizie, fù da’ Romani odiata, e fatta serva; e quindi Colonia, quantunque ella fusse stata già emula di Cartagine, e della stessa Roma. Rovinata da Genserico Re de’ Vandali, e ristorata dà Narsete, di nuovo fu da’ Longobardi desolata. La moderna è nel sito, dove si dice, ch’era l’antico Casilino; e le rovine dell’antica si veggono due miglia discosto, verso Borea, sul monte già detto Tifata. Dopo desinare ripostici in cammino, fatte otto miglia, per bellissime pianure, trovammo Aversa (che stimano fabbricata dalle rovine d’Atella)