buttar giù più volte da cavallo, entrammo nello Stato del Gran Duca; diviso da quello del Papa, per mezzo d’un ruscello, vicino il casale di Filicaja. Mostrammo la fede della sanità (che infallibilmente bisogna recare da Bologna) in Pietramala; e in fine a due ore di notte, entrammo in Firenzuola, dopo 14. miglia di strada.
Due ore prima di giorno ne partimmo il Giovedi 20. con un vento impetuosissimo, e freddo; e con molta fatica andammo montando le sei miglia, che sono sino alla sommità dell’altissimo monte Giogo (che mi parve la Reggia d’Eolo); per lo quale di spazio in spazio si veggono casette di contadini, che menano vita silvestre. Scendemmo poscia per altre sei miglia sino a S. Pietro a Seve; casale guardato da un Forte; e rimanemmo a desinare nell’Osteria del Ponte, dove fummo ben trattati. Facemmo quindi sei miglia per buona strada (poiche da Bologna a Firenze, è tutta lastricata di selci) e poscia, passato un miglio di salita, e cinque di scesa, giugnemmo alle porte di Firenze; dove fur visitate rigorosamente le mie valige, e sequestrate l’armi, prima di pagar il giulio della permissione, ed entrata.