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vino, ed a buon prezzo, non pagandosi la gabella, che vale più del vino.

Due costumanze trovai in questo ultimo mio soggiorno in Madrid, nuovamente introdotte, L’una si è la gran quantità di lacchè, per correre avanti le carrozze; l’altra le perucche, usate da ogni genere di persone; con tanta farina sopra, che non dee recar maraviglia, se il pane vale di presente il doppio di prima.

Andai il Lunedi 28. a riverire la Signora Don Elvira di Toledo, Contessa di Galve, ch’essendo stata V. Regina della nuova Spagna, havvi rimasa un’eterna memoria della generosa sua pietà, affabilità, e cortesia.

Il Martedi 29. passai a far riverenza al Signor Don Giovan-Francesco Pacecco Duca d’Uzeda, glorioso per lo Governo della Sicilia; e come che egli si è un Signore molto curioso, e virtuoso mi ricevette amorevolmente. Avendomi richiesto nel licenziarmi, che gli facessi vedere le cosette, da me raccolte in sì lunga peregrinazione; glie le portai il Mercordì 30. ed egli avendole vedute, e commendate molto, si compiacque all’incontro di farmi vedere la sua Libraria; che tra per l’ampiezza del vaso, e sciel-


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