tro il crudele. Richiestane la cagione, fummi detto: che andando egli di notte incognito, come solea, spiando ciò che si facea nella Città; s’abbattè in un valente Spagnuolo, il quale non volle cedergli il passo: onde venuti alle mani, toccò in sorte al Re d’ucciderlo. La mattina trovatosi il cadavere, comandò il medesimo Re, che si procedesse severamente, e si proccurasse d’aver contezza dell’uccisore. Si adoperò tanto l’Alcalde, che scoverse il fatto; onde richiesto dal Re, rispose, che egli non si potea innoltrare col processo, perche l’uccisore era persona di troppa autorità. Impostogli però di nuovo, che procedesse pure secondo la maggior severità delle leggi, qualunque si fusse il personaggio; fece l’Alcalde decapitare il Re in figura; e in ricordanza di tal fatto si fece il mezzo busto, nella strada, ove accadde l’omicidio.
Il Giovedì 10. andai la mattina al mercato, e vi trovai un gran concorso di compratori, e venditori; e dopo desinare a un Castello, che dicono fabbricato da’ Mori, oggidì detto S. ]uan d’Alfarace, mezza lega distante dalla Citta. Non se ne vede altro, che il sito, sopra un monte; perche le mura sono rovinate; vi è però