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Del Gemelli. 345

da D. Giacomo Pavia, Consolo di Genova, che molte volte s’era compiacciuto di visitarmi. Il Martedi primo di Luglio, dopo aver ben desinato col medesimo Consolo, andai sulla Capitana, colla filuca dell’Armata, e un’Ajutante andato dal Sig. Conte, per farmi dare la mia carta di Buccari, lasciata in potere del Presidente; il quale, per riguardo del Signor Conte, non l’aprì: parzialità da estimarsi molto, per lo rigore, che s’usa a tutti gli altri. Nel ritorno fummi amareggiata ogni allegrezza, leggendo nelle lettere, che mi venivano d’Italia, la morte della buon. mem. del Dott. Abate Giovanni Battista Gemelli mio fratello; il quale per darmi saggio del suo affetto sino alla morte, mi avea istituito erede. La sera, giusta il solito, cenai col Sig. Conte; e in fine tolsi da lui congedo, non senza tenerezza; vedendolo così appassionato in favorirmi, che voleami trattenessi due altri mesi in sua casa. Il simigliante feci col Sig. D. Giuseppe de los Rios, y Cordua, suo ben degno figliuolo, il di cui senno, e sapere supera di gran lunga la tenera età.


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