da D. Giacomo Pavia, Consolo di Genova, che molte volte s’era compiacciuto di visitarmi. Il Martedi primo di Luglio, dopo aver ben desinato col medesimo Consolo, andai sulla Capitana, colla filuca dell’Armata, e un’Ajutante andato dal Sig. Conte, per farmi dare la mia carta di Buccari, lasciata in potere del Presidente; il quale, per riguardo del Signor Conte, non l’aprì: parzialità da estimarsi molto, per lo rigore, che s’usa a tutti gli altri. Nel ritorno fummi amareggiata ogni allegrezza, leggendo nelle lettere, che mi venivano d’Italia, la morte della buon. mem. del Dott. Abate Giovanni Battista Gemelli mio fratello; il quale per darmi saggio del suo affetto sino alla morte, mi avea istituito erede. La sera, giusta il solito, cenai col Sig. Conte; e in fine tolsi da lui congedo, non senza tenerezza; vedendolo così appassionato in favorirmi, che voleami trattenessi due altri mesi in sua casa. Il simigliante feci col Sig. D. Giuseppe de los Rios, y Cordua, suo ben degno figliuolo, il di cui senno, e sapere supera di gran lunga la tenera età.