sono bellissime, e gli uomini di buon’ingegno. Vi regge giustizia un Governadore, con titolo di Capitan Generale dell’Isola, colla consulta d’un Assessore, chiamato Tenente, deputatovi anche dal Consiglio d’Indias.
Il vivere è carissimo, comprandosi tre oncie di pane quindici grani della moneta di Napoli, e altrettanto mezza libbra di carne. Una gallina val 15. carlini, e a proporzione le frutte, ed altro; di maniera tale, che malamente vi si mangia; con due pezze d’otto al dì, particolarmente in tempo de’ galeoni. Benche il Clima sia temperato, da certo tempo in qua non v’alligna il formento, nè si sa perche; onde quello, che viene di fuori in mano a’ panettieri, non si mangia, se non carissimo. A tal mancanza però supplisce una certa radice, detta jucca, della quale (grattata sopra un cuojo di pesce, e poi premuta sotto uno strettojo, affinche ne esca un certo sugo velenoso) si fa pane; che si cuoce subitamente sopra alcuni fornelli di creta; e di questo pane si servono non solamente i poveri, ma que’ nobili ancora, che hanno molta famiglia. Questa radice non produce, nè fronde, nè seme; ma, per moltiplicarsi, se ne pongono pezzi sotto terra.